giovedì 12 marzo 2009

Arkéon e la libertà di cercare se stessi

Post originale: commento sul Blog di Risè
http://claudiorise.blogsome.com/2009/03/10/sanremo-e-gli-ex-gay/#comments

Voglio ringraziare anch’io il dr. Risè per le osservazioni contenute nel suo ultimo post e per il suo commento sulla vicenda di Arkéon. A quest’ultimo riguardo posso fare mia ogni singola parola degli interventi di Fioridarancio, Sudorepioggia e Pietro Bono.
Ci tengo in particolare a ribadire un concetto, che credo rilevante in questo dibattito. La libertà dell’individuo, e la responsabilità che la rende sostenibile, erano non solo il fine ma anche il metodo del lavoro di Arkéon, per come l’ho conosciuto in anni di frequentazione. Libertà che ci ha fatto incontrare durante i seminari persone omosessuali ed eterosessuali, cattolici e buddisti, gente “ordinaria” e gente “strana”, senza che questo fosse di ostacolo a nessuno, facendone anzi per ciascuno l’occasione per esplorare la propria vita.
Come lei ben dice, l’omosessualità era un argomento presente nei seminari, come altri del resto, ma non ne era certamente il fulcro. Colpisce, in questo senso, l’ossessività a tratti narcisistica con cui ALCUNI rappresentanti del mondo omosessuale insistano a volersi vedere attaccati e discriminati anche da chi non parla di loro. E colpisce soprattutto come non si voglia cogliere che la tutela della libertà di uno è la difesa della libertà di tutti: la libertà di cercare e scoprire per le vie più diverse la propria identità, quale essa sia. E il diritto di vedere rispettato il proprio travaglio e il proprio dolore in questo percorso, che è seme di amore comunque.

Credo sia esperienza comune l’incomprensione e a volte addirittura l’ostilità che lo sviluppo dell’identità individuale incontra nel proprio ambiente di riferimento, che da tale cambiamento si sente messo in discussione, posto davanti allo specchio: sembra quasi che l’evoluzione dell’identità individuale sia percepita come una minaccia per l’identità collettiva. Questa esperienza, che gli omosessuali conoscono bene, è la stessa umanissima esperienza che può aver vissuto il protagonista della canzone di Povia, così come qualunque figlio che esce di casa.

Ma questa esperienza può non concludersi nell’incomprensione e nell’ostilità. Nei seminari, come nelle nostre vite personali, abbiamo visto spesso come questa uscita sia il preludio al “ritorno del figliol prodigo”. E abbiamo visto molti padri e molte madri, consapevoli di aver a propria volta percorso quel cammino in apparente distanza dai propri padri e dalle proprie madri, attendere con fede che la ricerca del figlio si compisse, per ritrovarlo “uomo”. E in questa attesa, riannodare i fili della propria storia con i propri genitori e fratelli, riguardarsi allo specchio e ritrovare in se stessi i figli, i genitori, i nonni, in una storia che ci travalica e da cui ci lasciamo attraversare per farcene portatori.
Arkéon sosteneva questo percorso individuale.

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