martedì 17 giugno 2008

Arkeon e il maestro interiore

Post originario:
http://groups.google.it/group/parliamo-di-arkeon/browse_frm/thread/bf353d524dd84a36?hl=it

On 17 Giu, 15:34, articolo21 wrote: "Se io rifiuto quello che sono diventato anche grazie ad Arkeon ed è questo percorso, dentro e fuori Arkeon, che posso condividere nella maestria, allora davvero restano solo degli scheletri di tecniche, ormai vuote. ... Detto questo, continuo a trovare per esperienza validissimi, ed unici, tanti momenti di Arkeon e trovo che inquadrarli nella psicologia per poterli rifiutare sia prima di tutto metodologicamente non corretto, con buona pace di chi ha fatto della psicologia il metro dell'universo".

Mi viene da pensare a Pollock, che per primo usò la tecnica di schizzare il colore per creare arte. Da allora c'è gente che fa la stessa cosa e dice che l'arte moderna è una buffonata perchè non ci vuole talento a schizzare con un pennello! L'arte non è la tecnica che usa.

Credo che Pollock usasse un metodo senza tecnica proprio per mettersi a nudo di fronte all'arte, per liberarla dalla tecnica. Beckett lo faceva scrivendo in francese, per non indulgere nello stile. Allevi lo fa componendo a mente, per non vincolarsi alla velocità delle sue dita. ...e se non avessi arte? se fossi solo un artigiano? Questo dramma lo racconta Thomas Bernard ne "il soccombente", storia di un possibile grande pianista che si trova a studiare con glenn gould e sbarella, perchè comprende che lui non avrà mai quell'arte, pur avendo il talento per sfiorarla.

Credo che uno dei disagi del passaggio da Reiki ad Arkeon sia stato questo. Trovarsi a perdere una tecnica, che si possiede imparandola, per ereditare un'arte, che non si può imparare ma solo perfezionare se la si ha. Trovarsi nudo alla fine di un percorso che speravo mi vestisse. E magari trovarmici non in un angolo, ma davanti a tutti, seduto sulla sedia del maestro. Davanti a me stesso.

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