Per chi non avesse avuto modo di seguirlo, richiamo alcuni sviluppi interessanti che si sono recentemente registrati sul blog della d.ssa DiMarzio.
In un suo post del 22 aprile 2009, la DiMarzio raccontava di aver scritto al Presidente dell'Ordine degli Psicologi per chiedere se corrispondesse al vero quanto pubblicamente affermato dalla d.ssa Tinelli, cioè che egli avesse accusato la DiMarzio del reato di abuso della professione psicologica. Nello stesso post pubblicava la risposta ricevuta, nella quale il Presidente diceva che:
"...Con riferimento alla richiesta da Lei inoltrata in ordine alle presunte dichiarazioni da me rilasciate alla Dott.ssa T., a seguito di richiesta di chiarimenti effettuata dall'ordine della Puglia a quest'ultima, posso precisare che la frase incriminata è stata completamente estrapolata - con conseguente travisamento del significato suo proprio - dal contesto in cui era stata pronunziata [...] Certi di aver chiarito l'equivoco si porgono distinti saluti [...]".
La lettera era riprtata in immagine scansita.
Successivamente il 5 maggio la DiMarzio modifica il post, togliendo le parole del Presidente dellOrdine e rimuovendo l'immagine della lettera, con la seguente precisazione:
"La frase in rosso che era pubblicata in questo post è stata da me eliminata. La motivazione è questa: oggi, 5 maggio 2009, ho ricevuto dal Presidente dell'Ordine degli Psicologi una diffida in cui mi chiede di eliminare la nota che era qui trascritta in rosso in base alla vigente normativa sulla Privacy".
Diverse persone sono intervenute a commentare l'accaduto, tutte concordando su un fatto (che dovrebbe essere abbastanza ovvio). La pubblicazione da parte della DiMarzio della lettera con cui il Presidente smentiva affermazioni pubblicamente attribuitegli dalla Tinelli e per le quali egli avrebbe potuto essere denunciato per diffamazione non rappresenta una violazione della privacy, quanto piuttosto una tutela per il Presidente stesso, che avrebbe anzi dovuto curarsi personalmente di una simile smentita. Viceversa non solo il Presidente non si è attivato per alcuna smentita, ma addirittura si attiva a censurare la propria smentita.
Che la questione non sia "privata" ma pubblica e seria, tanto da sollevare problemi anche all'interno dello stesso ordine, lo confema indirettamente lo stesso Presidente quando parla di
"richieste di chiarimenti effettuate dall'ordine".
Trova così - purtroppo - conferma la sensazione che l'ordine (come molti altri ordini) sia una piccola casta che non tutela i clienti tramite la garanzia di professionalità dei suoi memebri, ma tutela se stessa con modalità tutt'altro che trasparenti e "dignitose".
Dieci anni dopo ...
6 anni fa
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