Post originario: commento su Sudorepioggia
http://sudorepioggia.wordpress.com/2009/03/13/questione-dei-figli/#comments
Ho conosciuto personalmente diverse donne che hanno scelto di fare le casalinghe, tra cui mia moglie. La loro fatica non è stata abituarsi a quella vita, quanto fronteggiare l’incomprensione, quando non addirittura la derisione o l’ostilità, delle amiche/madri/sorelle.
Lo stupidario è lungo, da “cosa fai tutto il giorno?” (lavoro!) a “ma l’indipendenza economica?” (siamo una famiglia, non due s.p.a., e scommettiamo ogni giorno sul successo del nostro matrimonio non sul suo fallimento). Del resto l’errore nasce già nell’espressione “lasciare il lavoro”: una casalinga non lascia il lavoro, lavora a casa. E il fatto che non sia un lavoro retribuito non vuol dire che non produca ricchezza, come ben sa chi deve pagare tate, ricorrere ai nonni o comprare cibi prefatti al supermercato.
Credo che ciò rientri in quanto dicevo in un mio recente post sul blog di Risè a proposito dell’ostilità che incontra chiunque “sceglie la propria strada”. E’ un’ostilità che viene non dall’esterno, ma dal tuo ambiente, da chi ti è più vicino. E che nasce dalla semplice paura. Paura che esistano scelte diverse dalle proprie; che le scelte che ho fatto non siano “giuste” né “inevitabili” ma siano semplicemente le scelte che ho voluto o che saputo fare; che la mia lotta per libertà mi abbia reso meno libero, la mia lotta contro “il nemico” mi abbia reso più simile a lui. In questo senso, la tua bellissima espressione “donne single dentro” dice tutta l’amarezza della solitudine interiore, che è separazione da se stessi.
Altro è la pace dentro di sé, che mi mantiene in pace con te. Ricordo con tenerezza la reazione che ebbe mia madre, a sua volta madre casalinga felice, quando seppe da mia moglie della sua decisione. Gli occhi le si riempirono di lacrime di commozione. “Non ve ne pentirete” disse, o qualcosa del genere. Non perché era felice della scelta in sé, ma perché riconosceva la stessa scelta che aveva portato lei 30 anni prima a lasciare tutto e attraversare l’Italia per costruire la sua storia d’amore. In quel momento ho pensato alle generazioni che passano, a sua madre che aveva avuto un matrimonio spesso difficile, alle ferite che possono essere guarite da chi le porta, e passate come seme di esperienza e libertà.
Il mio augurio, in questo senso, è quello di S.Agostino: ama e fa quello che vuoi.
Dieci anni dopo ...
6 anni fa
Cosimo, mi ha colpita quando hai scritto sullo "stupidario" delle donne (quelle della propria famiglia e certi maschi), di chi ti urla in faccia quando dici semplicemente che tu hai scelto di essere una casalinga felice e che vogliono convincerti che tuo marito ti "obliga" a questo "spregevole ruolo femminile".
RispondiEliminaSono ancora felice per il semplice fatto che è un sogno realizzato.
Grazie,
Fabia
Grazie a te. Devo dire che - almeno nel nostro caso - il passare del tempo ha portato buoni risultati tra amici, conosenti e familiari: quando vedi che le persone sono felici, in armonia e crescono, pur con tutte le loro magagne come tutti, credo che ogni timore o ostiilità sia superato. Almneo laddove l'ostilità nasceva in buona fede solo dalla paura del nuovo.
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