mercoledì 7 gennaio 2009

Arkeon, Allarme Scientology e il mondo anticult (2)

Post originario: su "Fies"
http://groups.google.it/group/free.it.religioni.scientology/browse_thread/thread/7f17d10cf4c3a52a?hl=it

Prendo spunto dalle risposte di Max ed Enigma al mio post per aggiungere un elemento alla mia riflessione.

Come ho già detto, a me per primo non interessava granché del mondo antisette e ad essere sincero continua ad interessarmene poco in quanto tale. Aggiungo anche di condividere il fastidio per la gran mole di questioni caratteriali più che personali che trovo in questi forum. Non volevo quindi essere caustico o saccente nei confronti di Erni né di Max né di Enigma. Ma c’è un ma, che probabilmente chi segue da poco questo NG non ha motivo di apprezzare e che io invece vorrei invitarvi a guardare, avendolo già incontrato altre volte sul mio cammino.

Enigma dice “forse sono arrivata troppo tardi, o forse... sarà egoismo, sarà menefreghismo, vedetela così se volete anche se non è vero, semplicemente è minor interesse verso questi problemi, io sono qui per imparare per leggere e per discutere, ecco qua.
diciamo che le beghe da alcuni punti di vista non mi hanno interessato. da altri sì, soprattutto dal momento in cui hanno complicato il clima e hanno reso questo ng un po' bisticcioso e come sempre meno produttivo, ecco.


Ciò che state vedendo accadere, con tizio che risponde a caio su sempronio, è sinceramente piuttosto triste e noioso. Ma ciò che lo muove, cioè il conflitto tra modi diversi di vedere il ruolo di antisette, è qualcosa di rilevante. E’ il conflitto tra fede e inquisizione, tra giustizia e giustizialismo, tra sette e antisette, tra la ricerca del bene e la sua perversione. E’ lunga negli Stati Uniti la letteratura sui rischi di un malinteso modo di combattere le sette. Spesso si è parlato di vittime dei movimenti anticult, come nel caso famoso del CAN. Tutto ciò dovrebbe interessarvi perché mette a rischio l’efficacia stessa dei movimenti anticult. Detto altrimenti, sebbene non sia piacevole e lavorato come un contributo accademico, quello che state vedendo sotto i vostri occhi è ciò che voi dite di voler studiare, in presa diretta.

Voglio essere più esplicito.
Sto dicendo che “la setta” non è – se non marginalmente - qualcosa in cui “si casca” per disagio, bisogno o stupidità della vittima e per manipolazione o coercizione della setta. La setta è in ciascuno di noi. E anche se troviamo più semplice identificarlo con tratti religiosi o psicologici, ha in realtà a che vedere col bisogno di possesso degli individui, di controllo sugli altri e su se stessi, di fuga dalla realtà e da se stessi. Non c’è da stupirsi se i comportamenti che cerchiamo nelle sette li ritroviamo così spesso pari pari tra gli antisette, siano essi americani o italiani, nella chiesa cattolica o contro la chiesa cattolica. Non voglio dire “medico cura te stesso” perché l’ha già detto qualcun altro prima di me.

“Combattere contro la guerra” non è “Promuovere la pace”. “Perseguire i cattivi” non è “aiutare i buoni”. Questi modi di dire rendono semplice addossare all’altro tutto ciò che è dentro di me, irrisolto, siano queste semplici paure e ossessioni o peggio. E questo è pericoloso. Perché ci sono sette pericolose e sette innocue; ma mentre da una setta innocua che ha perso la misura qualcuno che mi aiuta a difendermi lo trovo, è difficile trovare chi mi aiuti a difendermi da un gruppo antisette che ha perso la misura.

Chi fa lo psicologo terapeuta deve avere un suo percorso di terapia ed avere un suo terapeuta per “monitorare” non solo il proprio equilibrio ma anche la propria lucidità rispetto a se stesso e il proprio grado di proiezione all’esterno. Chi fa il prete deve avere un confessore. Chi gestisce gruppi antisette dove trova questo “limite a se stesso”? Dovrebbe trovarlo nel proprio mondo, in altri gruppi antisette, nel confronto con gli studiosi, nell’apertura e nel confronto con le persone che incontrano nelle sette.
Questo invece non avviene.
Perché?
Perché avviene tutto “in famiglia”.

Quando Enigma dice “credo, come vi ha già consigliato anche qualcun altro, che sia arrivato il momento di lavarvi i panni sporchi in famiglia” secondo me dice qualcosa di drammatico (non me ne voglia, non ce l’ho con lei). Perché lavare i panni sporchi in famiglia è ciò che finora è avvenuto. E’ la modalità delle famiglie che hanno panni sporchi da lavare e non li vogliono lavare. E’ il modo in cui si custodisce la sofferenza, il conflitto, l’incertezza. Certo quando il vaso si rompe e certi panni sporchi vengono in piazza è un momento critico e potenzialmente distruttivo…ma è anche il segno che il vecchio equilibrio della “famiglia chiusa” non regge più ed è l’estremo tentativo dei membri di salvare la famiglia rendendola una “famiglia aperta”. Chi non lo capisce genera ulteriore sofferenza e conflitto.

Comprendo il fastidio di vedersi tirati in mezzo a cose che non interessano. Credo sia il fastidio provato da chi diceva “male ha fatto martini a tirare qui dentro Arkéon” (era ignis? Non ricordo). Sinceramente è anche il fastidio mio nel vedermi tirato come Arkéon in mezzo allo sgomitare di alcuni gruppi antisette o della squadra antisette o di altre persone, che per affermarsi sugli altri e giustificare la pochezza dei propri risultati nei propri rispettivi campi devono portare la testa di qualcuno, in questo caso la nostra. Senza aver mai provato a verificare se davvero c’era un branco di manigoldi o piuttosto c’era un branco di persone semplicemente superficiali o piuttosto addirittura delle brave persone con qualche mela marcia.
Ma proprio qui sta il punto. Che non posso esprimere a Martini o a chicchessia la mia solidarietà e poi dirgli “lavati i panni sporchi in famiglia”. E’ come dire sono affari tuoi . E’ come dire te la sei cercata, bastava non esagerare.
Ecco, non credo di esagerare quando dico che dietro comportamenti “delatori” come quello di segnalare al PM la DiMarzio, Martini e Fabia per opinioni PUBBLICAMENTE espresse si nasconde un’attitudine che tende ad intimidire la libera espressione del pensiero, a perseguire le opinioni e non i comportamenti. Un attitudine che è sempre presente nella società ma che di solito non prevale perchè trova il limite nell’attitudine democratica e civile della maggioranza. Ma quando questo non accade è il fascismo, che lentamente si afferma dietro una quantità di panni sporchi lavati in famiglia.

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