Post originale sul blog di Silvana Radoani
http://radoani.ilcannocchiale.it/comments/2288409
Gentile s.ra Radoani
Spero vorrà perdonare questo mio lungo commento al suo intervento.
Il paragrafo conclusivo di questo suo post sembra adattarsi molto bene all’esperienza vissuta dal gruppo Arkeon in questi ultimi tre anni, di cui so che è a conoscenza: un percorso di crescita basato su seminari a pagamento oggetto di indagini ed attualmente in attesa di un possibile rinvio a giudizio per le denunce di ex frequentanti rispetto a comportamenti dei propri “maestri”.
In questo caso, come in altri simili, c’è stato un “salto di livello” determinato non dalla gravità delle accuse o dalla numerosità dei soggetti coinvolti, bensì dall’intervento di alcuni “presunti esperti di sette” (in questo caso il Cesap della dottoressa Tinelli) che hanno stigmatizzato Arkeon come una “psicosetta”, etichetta subito ripresa sia dagli inquirenti che dai media.
Il salto di livello si sostanzia in due fatti.
Il primo è che in questo modo – con l’uso della parola setta - non solo viene automaticamente cancellata l’ipotesi che le accuse possano essere false o da circoscrivere a specifici individui più che al gruppo, ma addirittura viene cancellata l’ipotesi che il gruppo possa essere animato da buone intenzioni ed aver commesso danni per superficialità o incompetenza: è la differenza tra colpa e dolo, che lascia la possibilità che l’altro sia un essere umano.
Il secondo è che l’attributo setta toglie ogni possibilità di far udire la propria voce a chi viene tacciato di farne parte. Nessuno vorrà mai sentire l’opinione di un settarolo, nessuna spiegazione anche ragionevole e verificabile potrà mai scardinare la certezza che sia solo strumentale e capziosa.
In altri termini l’ipotesi che le cose possano essere diverse, più semplici, più umane di come vengono descritte viene resa impronunciabile. E qualunque errore o malafede dell’accusante viene di contro resa inverificabile.
Le scrivo questo perché, in questi tre anni difficili, in diversi abbiamo provato ad interloquire con altri “esperti” del settore. E in alcuni casi (pochi a dire il vero) abbiano incontrato una disponibilità maggiore all’ascolto e talvolta una migliore e più completa comprensione delle cose.
E’ stato così nel caso della d.ssa Di Marzio, che non ha risparmiato critiche più o meno velate ad Arkeon e che ciò nonostante è finita addirittura indagata con noi. E’ capitato con Simonetta Po di Allarme Scientology, con cui in diversi abbiamo avuto un intenso dibattito su Firs e che pure ha dovuto riconoscere che il suo profondo scetticismo iniziale è stato superato sostanzialmente solo grazie al “principio di autorità”, cioè alla posizione della Di Marzio. Questo suo stesso blog – nelle modalità e nei contenuti – mi sembra mostrare un’apertura mentale verso l’ipotesi che non tutti i gruppi strani oggetto di accuse siano necessariamente sette o sette pericolose…sebbene non possa omettere di ricordare come il suo intervento ai danni di Padre Raniero Cantalamessa e delle sue presunte relazioni con Arkeon sia stato – se lo lasci dire – altrettanto disinformato e superficiale di quelli della Tinelli in altri ambiti e ad oggi non abbia avuto che io sappia alcuna sua smentita.
Tutto ciò mi fa sperare che ci siano, anche in questo difficile settore degli antisette, persone disposte a mettersi in discussione, a valutare caso per caso e non per principio o per sentito dire. Persone che abbiano che abbiano lo spessore morale e intellettuale per riconoscere – quando capita – di aver sbagliato. E di riconoscerlo non nel privato della propria coscienza, ma nello stesso spazio pubblico delle proprie azioni.
Questo sarebbe di grande importanza per sviluppare, nel vostro mondo, una metodologia di lavoro e delle “buone prassi” che tutelino di più la verità dalle persone in malafede, dagli errori e dai preconcetti che ciascuno si porta dentro. Sarebbe di grande importanza per portare aiuto alle persone, alle vittime vere delle sette e delle realtà comunque chiuse. Per evitare di aggiungere alla lista della vittime delle sette altre vittime (quelle degli antisette), forse ancor più deboli perché private della pietà dei terzi e talora anche della protezione della legge. E magari addirittura per consentirebbe, in alcuni casi, di recuperare e valorizzare le esperienze di umanità, di ascolto e di sostegno realizzate in alcuni di questi gruppi, di cui c’è straordinario bisogno.
La ringrazio e le faccio i miei migliori auguri
Dieci anni dopo ...
6 anni fa
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