mercoledì 30 aprile 2008

La mia esperienza di Arkéon (2)

Post originario: su "Firs"
http://groups.google.it/group/free.it.religioni.scientology/browse_frm/thread/ec82bbbde551871c/c962ece009f70900#c962ece009f70900

Intervengo dopo un lungo silenzio, dovuto a mancanza di tempo, per condividere una mia personale esperienza, cui mi ha fatto pensare la frase di articolo21 “cercavo esperienze forti”.

All’età di circa 20 anni senza saperlo iniziai a cercare una relazione più profonda con la mia vita. Questa ricerca mi portò prima ad una conversione difficile dall’ateismo alla fede, quindi ad una esperienza di alcuni anni nella Gioventù Francescana, fino alle porte dell’Ordine Francescano Secolare. Fondai pure con alcuni amici ed un frate un’associazione che accoglieva bimbi abbandonati per i periodi delle feste, per dare loro un po’ di senso di festa nei giorni in cui tutti gli altri festeggiavano.
Arrivato a questo punto però mi accorsi che ciò che mi mancava non era la relazione col prossimo ma con me stesso. Sentivo di non conoscermi, di vivere come il re nudo che si crede vestito mentre tutti sanno che è nudo. Quando sentii parlare un mio amico di un seminario di Reiki che lui sconsigliava non ci pensai due volte e mi iscrissi e frequentai quasi tutti i week end per sei mesi: primo, secondo livello e intensivo d’un fiato. Trovai molte cose, oltre alle criticità su cui ero stato avvisato: trovai un contatto forte con la rabbia e la paura che mi portavo dentro, soprattutto con la rabbia che portavo verso la mia famiglia… quella famiglia che amavo, che tutti gli amici con famiglie scassate mi invidiavano, che era il mio modello. Ancora oggi ringrazio per questo quel maestro così incasinato.
Fatta la scoperta, però, cominciai a sentire che mancava un pezzo. Toccato il non detto, toccata la rabbia repressa verso la mia famiglia e in particolare verso mio padre, mi sembrava di perdere l’altra metà della verità: l’amore che c’era verso di loro…l’obiettivo non era passare dall’anestesia alla rabbia verso mio padre, ma riuscire a parlare con lui come non ero mai riuscito.
Di lì venne, attraverso alcune casualità, l’incontro con Arkéon: arrivai nel 2001 pieno di una gran diffidenza, che si sciolse non appena sentii le persone parlare. Non ho scelto Arkéon per Vito, per l’aria un po’ new age che allora ancora c’era, ma perché sentivo le persone capaci di entrare nel proprio dolore o nella propria gioia ed era quello che desideravo anche per me: riuscire finalmente non a parlare di me ma ad ascoltare cosa c’era dentro di me, condividendolo. Solo col tempo ho scoperto Vito, il suo ascolto, il suo spessore umano, tanto più grande per chi ha visto anche i suoi limiti e le sue debolezze.
Per molto tempo usai male l’esperienza di Arkéon: la usai per credere di avere un potere sugli altri, la capacità di capire ciò che loro non capivano, in sostanza la usai per giudicare. E ovviamente i primi che giudicai furono mio padre e mia madre. Questo non era parte del lavoro, anche se è quello che ho visto fare a molti, perché è la via più semplice: cambiare tutto perché nulla cambi, vedere gli sbagli altrui per accusarli e non per comprendere i propri, modalità da sedicenni che tante persone si portano addosso tutta la vita.
Sentivo Vito mettere in guardia da questo errore, distinguere ripetutamente e con forza tra peccato e peccatore, tra la “madre” che è una persona e “la parte perversa della madre” che è una modalità o tra il "padre" e "la parte piccola del padre"…vedevo la differenza di chi aveva fatto propria questa comprensione...ma tant’è. Ci volle tempo perché trovassi quel briciolo di umiltà per parlare a mio padre solo per dirgli cosa sentivo e non per spiegargli dove lui era sbagliato. Come molti genitori, lui aveva saputo aspettare questa tardiva uscita dall’adolescenza di suo figlio.
Arkéon non mi ha cambiato la vita, ma mi ha aiutato a viverla più profondamente. Per me Arkéon non è una teoria ma un’esperienza della vita, fisica e carnale, che mi consente di dialogare con le emozioni che mi spaventano, di dolore come di gioia, per scoprire cosa di me c’è dietro. Forse per questo in tanti nei seminari di Arkéon hanno ritrovato un rapporto con Dio: perchè Arkéon lavora sull’uomo. Mi sia consentito di dire un’ultima cosa: questo non lo ha fatto Arkéon, lo hanno fatto le persone, mostrandosi ad anima nuda. Il grazie a Vito è perchè lui è stato il primo a farlo su se stesso e ha creato le condizioni perché altri potessero farlo. Chi lo ha visto solo come un maestro, così come chi dà tanto peso a “teorie e tecniche” che non esistono come tali se non nel suo bisogno che esistano, dimostra di aver guardato il dito tutto tempo e non aver mai visto la luna.

p.s. per dovere di cronaca, chiarisco che frequento Arkéon dal 2001 e sono un maestro dal 2004, sebbene non abbia mai tenuto seminari, come era scritto pubblicamente sul sito di Arkéon prima che venisse oscurato. A proposito di dito e luna...

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