martedì 20 maggio 2008

Arkeon e la libertà del/dal maestro

Post originario: su "Parliamo di Arkéon"
http://groups.google.it/group/parliamo-di-arkeon/browse_frm/thread/53467127097b64fa?hl=it#

On 19 Mag, 22:59, articolo21 wrote: "Insomma, un maestro di Arkeon doveva essere la prova vivente, in qualche misura, di quello che insegnava. Questo non vuol dire la perfezione, ci mancherebbe, ma sicuramente indicare un qualcosa che a me interessava".

Condivido, con una precisazione credo importante.
Molti hanno inteso per "prova vivente" il fatto che il maestro fosse "arrivato" da qualche parte: saggezza, pace, successo economico, stabilità affettiva...ognuno aveva il proprio parametro.
Personalmente la prova vivente - che anche me interessa perchè studiare i libri è una cosa, vivere è un'altra - riguarda la capacità di applicare a se stessi il metodo. E per metodo intendo una modalità di affrontare le domande, le paure, le incognite.
Personalmente mi interessa relativamente poco la risposta del maestro, ma come ci arriva. Saper "rinunciare" al potere che ci può derivare da qualcosa (soldi, successo, posizione, ...), avere la libertà di condividere la propria verità (la propria, non LA verità), permettersi di cascare dal trono su cui gli altri a volte ci mettono come padri, figli, datori di lavoro o altro...questo per me è la prova.
Il cardinal Martini, in un suo recente libro commentato ieri su Repubblica, dice di aver avuto sempre rifiuto per la morte e aver compreso da poco che essa è necessaria in quanto unica prova di fronte alla quale posso davvero dire "Sì" o "No"...e spera di riuscire a dire quel sì quando verrà il tempo. E' esattamente quello che intendo.
Molti, nel vedere i maestri cadere, nel vedere "la figuraccia" di Vito in TV hanno detto "ma era questo il mio maestro?". "Perchè - mi viene da dire - cosa avevi bisogno che fosse?" Vedere da quale umana fragilità e normalità alcune persone sappiano nierpicarsi sulla strada del confronto con se stessi può far smarrire, ma è quello l'insegnamento più profondo per me. La chiamo "libertà". Da se stessi, anzitutto.

Nessun commento:

Posta un commento